Colesterolo alto? Quali cibi consumare
Al supermercato dilagano prodotti light, versioni scremate di popolari alimenti, versioni dimagranti, colesterolo-free, dietetiche, sgrassate e via via più costose degli omologhi prodotti normali. In farmacia dilagano i farmaci anticolesterolo.
Il colesterolo o, meglio, il colesterolo alto, è sentito come uno dei più diffusi problemi di salute.
Il cibo c’entra poco. Tuttavia il colesterolo contenuto nei cibi influenza soltanto in minima parte il livello dei rispettivi tipi di colesterolo nel sangue. Diverse ricerche sono unanimi nell’evidenziare che, riducendo di 100 mg l’assunzione di colesterolo con il cibo, il tasso di colesterolo complessivo nel sangue si riduce di 0,056 millimoli/litro. Circa l’uno per cento della concentrazione di colesterolo desiderata di 5,0 mmol/l. In tal caso l’LDL viene ridotto mediamente di 0,05 mmol/l e l’HDL di 0,008 mmol/l.
Il colesterolo dei cibi non incide sul tasso di colesterolo nel sangue delle persone sane perché l’organismo mantiene il colesterolo a un determinato livello grazie all’adeguamento del suo assorbimento nell’intestino e alla produzione propria di colesterolo. Il nostro corpo produce giornalmente da 500 a 1.500 milligrammi di colesterolo. Se si assume una quantità maggiore di colesterolo con il cibo, la produzione propria viene ridotta, mentre se il consumo è inferiore, la produzione aumenta. Il colesterolo è infatti l’elemento di partenza per numerose sostanze importanti nell’organismo (la vitamina D, gli ormoni sessuali e dello stress, e gli acidi biliari). Esso è inoltre un componente irrinunciabile del cervello, dei nervi e delle membrane cellulari e influenza il sistema immunitario.
Questione di limiti. La paura dell’“ipercolesterolemia”, poco conosciuta trent’anni fa, ora è balzata al primo posto tra i timori di decine di milioni di persone in tutto il mondo.
Nel 1987 un’azienda farmaceutica ha lanciato il primo farmaco a base di “statine”. Le statine (atorvastatina, cerivastatina, fluvastatina, rosuvastatina, pravastatina e simvastatina) inibiscono in modo competitivo l’enzima coinvolto nella sintesi del colesterolo (la 3-idrossi-3-metilglutaril coenzima A (HMG CoA) reduttasi) soprattutto nel fegato. Sono ipolipemizzanti efficaci nel ridurre i livelli di colesterolo LDL. Il loro uso sarebbe ufficialmente da prendere in considerazione per gli anziani con malattie cardiovascolari sintomatiche o diabete mellito. Invece oggi le usano tutti, adulti, sani e asintomatici. La loro assunzione dovrebbe essere associata a cambiamenti dello stile di vita e ad altre misure che riducano il rischio di eventi cardiovascolari. Invece nessuno fa un passo in più.
Le nazioni occidentali spendono di più per i farmaci anticolesterolo che per ogni altro genere di medicinali con obbligo di ricetta medica (Ims Health – Pharmaceutical Market Intelligence). Nel loro insieme, oggi questi farmaci generano introiti di oltre 25 miliardi di dollari all’anno per i loro produttori, i maggiori nomi dell’industria mondiale.
Una delle più diffuse statine è stata ritirata dal commercio dopo essere stata riconosciuta colpevole di almeno cento morti e decine di migliaia di malattie iatrogene. Il caso, scoppiato nel luglio 2001, non è ancora chiuso. Anche per la statina più nuova è stato chiesto da più parti il ritiro per alcuni effetti collaterali gravi di deperimento muscolare e disfunzioni renali.
Per regolare i livelli di colesterolo nel sangue si può:
- incrementare il consumo di pesce azzurro, ricco di acidi grassi polinsaturi della serie Omega-3, pescato, e al momento senza problemi di stock;
- consumare grandi quantità di verdure, soprattutto crude, a ogni pasto;
- utilizzare come condimento l’olio extravergine d’oliva perché costituito da grassi monoinsaturi;
- pensare alla soia come alimento curativo, anche all’interno di zuppe di legumi (lenticchie a Capodanno!), con i cereali integrali, o sotto forma di lecitina di soia.